Corso Prematrimoniale
Preparazione al Matrimonio

Massimo Rastrelli s.j.

Il Matrimonio come scelta consapevole -- Il significato cristiano del matrimonio -- Il coniuge come dono di Dio -- Morale matrimoniale -- Conclusione

Il Matrimonio come scelta consapevole

Vi preparate al matrimonio. Vi domando: che cosa è il matrimonio? Risponderete: è per fare la propria famiglia, per realizzare l'amore vissuto, per procreare responsabilmente…Vi chiedo di riflettere: tutto questo si realizza nel matrimonio, ma non è il matrimonio. Per capire meglio vi domando ancora: Chi è l'autore del matrimonio? Chi fa il matrimonio? Spontaneamente rispondete: siamo noi a fare il matrimonio.

Riflettete: perché venite in Chiesa a fare il matrimonio. Rispondete: perché siamo cattolici, perché abbiamo la fede, perché crediamo a Gesù Cristo. Le vostre risposte dicono cose importanti, ma non rispondono alla domanda posta all'inizio. Infatti, per i cattolici, il Matrimonio è "Sacramento" e come tale ha per autore non i coniugi ma Dio.

Il matrimonio é certo il patto, il contratto, fatto per amore, fatto nella fede, fatto da volontà personale, libera, responsabile, verso Dio, verso il coniuge, verso la società. Ma tutto questo è assunto da Dio come segno sacramentale: segno cioè in presenza del quale Dio stesso interviene per unire coniugalmente gli sposi e fare che due persone diventino "una sola carne".

L'effetto del matrimonio, quindi, non riguarda solo il comportamento, ma riguarda lo stesso essere delle persone, e su questo essere soltanto Dio può agire, perché Creatore dell'essere stesso. Perciò il matrimonio non è fatto solo dai coniugi né solo dalla legge dello Stato.

Volontà personale, considerazioni sociali e poteri dello Stato non possono agire sull’essere personale e fare di due persone una sola carne. Solo il Creatore può farlo. Il Matrimonio è Sacramento: cioè è segno (= il consenso dato e ricevuto degli sposi) efficace (= per onnipotenza divina produce ciò che dice).

Per essere capaci del "Matrimonio Sacramento" bisogna essere inseriti in Dio, in Gesù, nella Chiesa, vivendo una Fede operosa e nella preghiera, intesa come rapporto di amore vivo. Per poter fare il matrimonio bisogna essere consapevoli e liberi. Per ricevere il Sacramento bisogna essere stati generati nel Battesimo.

Il peccato mortale ostacola la comunicazione della "Grazia" e fa decadere dalla vita divina donata nel Battesimo. Il Battesimo ci inserisce "in Gesù", ci rende "membri" del suo "Corpo", "Tempio dello Spirito Santo", e vicendevolmente membra, in Cristo, gli uni degli altri".

Per alimentare la consapevolezza battesimale dobbiamo prenderne coscienza e dire a noi stessi: "sono Figlio di Dio", " sono Membro vivo di Gesù Cristo", " sono Membro della Chiesa" e perciò sono impegnato alla "santità". "Santità" significa essere di Gesù Uomo-Dio, essere conforme a Gesù nei comportamenti.

Il "Matrimonio Sacramento" abilita i coniugi ad essere un solo corpo anche nell'unione fisica e a procreare. Domandiamoci dunque prima di tutto: qual è la nostra scelta riguardo alla Fede? Siamo senza Dio o in Dio e con Dio? Siamo senza Chiesa o nella Chiesa e con la Chiesa? Rendiamoci conto che con Dio non si è per "autocertificazione" ma per conformità alla sua Legge.

La Fede come scelta consapevole realizza pienamente l'amore

Il significato cristiano del matrimonio

Se crediamo nella persona umana generata da Dio, e chiamata da Dio a conformarsi, in terra ed nell’eternità, a Gesù Cristo Uomo-Dio, dobbiamo esprimerlo nella osservanza dei comandamenti, nella pratica della preghiera, nella assidua frequenza dei sacramenti, e nell'impegno di sacrificare a questo valore ogni altro interesse.

A questa visione di fede si oppone una visione mondana, materialista, consumista, senza prospettive d’eternità, senza responsabilità verso Dio e verso il nostro destino eterno. Bisogna riconoscere quale sia la nostra scelta di campo, in quale prospettiva decidiamo di situare il nostro matrimonio, il senso dell’amore, i comportamenti che lo esprimono.

La "Fede", quella vera, apre alla realtà. Al contrario, il peccato è negare la realtà e seguire un’illusione. Gesù è reale, è Uomo-Dio, la risurrezione è realtà storica, prenderne atto è realismo ragionevole e, conseguentemente, il non curarsene è illusione alienante.

Per negare la Fede e non valorizzare l’altro basta abbandonarsi all’ignoranza, all’istinto, alla sensazione cieca, all'irresponsabilità, all’egoismo.

Il Matrimonio Sacramento esige la percezione della dimensione divina della persona umana. Detta percezione non è spontanea, ma richiede attenzione e riflessione sulla "Parola di Dio", colloquio filiale con Dio amato come Padre, autodisciplina dei comportamenti, per esprimere atti significativi di amore senza concessioni ad atteggiamenti indegni.

I superficiali, gli incostanti, gli istintivi, quelli che non sanno (e non vogliono) controllarsi nella responsabilità dei loro atti, sono incapaci di Matrimonio Sacramentale. Ma tutti possono rendersi capaci se realmente lo vogliono. Devono soltanto decidere e "farsi aiutare" dal coniuge, aiutandolo nello stesso senso e allo stesso scopo.

E’ necessario non illudersi: chi non decide subito, non decide mai! Per un chiaro cammino nell'amore, la Fede condivisa consente un progetto di amore valorizzante, una comunicazione sempre più profonda del sentire e del valutare.

Dovendo approfondire la realtà sacramentale del matrimonio tra battezzati, ci dobbiamo mettere sul piano delle capacità soprannaturali e prendere razionalmente atto di ciò che Dio ha rivelato di se stesso, di noi, dei coniugi e del matrimonio.

Di se stesso, Dio ha rivelato che nel suo Essere sussistente (cioè non creato da altro essere), Infinito, Eterno, Onnipotente, Egli vive nelle relazioni di tre Persone: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

Di noi, Dio ha rivelato che siamo personalmente, cioè uno per uno, "progettati", creati, conservati nell’esistenza, chiamati a corrispondere liberamente all'amore con cui le Persone Divine ci amano.

Del Matrimonio, Dio ha rivelato che questo sacramento abilita gli sposi ad "amarsi in Gesù", cioè ad amare Gesù nel coniuge e nei figli. In questa luce non si può parlare più solamente di una "scelta del coniuge", ma è molto di più, perché il coniuge costituisce un dono che si riceve dal Signore. E questo è infinitamente di più!. Questa unione infatti non poggia più solamente nelle limitate capacità umane, ma si fonda nell'unione reale e profonda con Gesù.

Dio stesso vive dunque nella persona dei coniugi, e questa vita divina i coniugi se la comunicano reciprocamente e la comunicano ai figli, in una crescita di stima e di amore che supera i limiti del tempo e si apre verso l’eternità.

I coniugi uniti da Dio non possono più separarsi, né possono essere separati da volere umano, né personale, né statale. I coniugi, nel generare, si pongono come strumenti attivi di Dio, e sanno di non essere i padroni della vita. La Legge di Dio non può essere mutata, o disattesa nell'incombere di situazioni dolorose. Sappiamo che il dolore invita ad abbracciare la "Croce", amando di più, anche attraverso il dolore e a costo del dolore.

Gli sposi cristiani chiedono nella preghiera di fare, in terra, la Volontà di Dio, quella che i Santi in Cielo perfettamente compiono. Sanno che la Legge della Chiesa è tale perché è Legge di Dio. La "salvezza" è nell'osservarla, non nel cambiarla!

Matrimonio al Gesù Nuovo
di una coppia dello Sri Lanka.
Il sacerdote è P.Peter Christopher s.j.

Il coniuge come dono di Dio

La persona umana può collocarsi o a livello naturale, o a livello soprannaturale. Nel primo caso ogni efficienza della persona è limitata alle capacità naturali; nel secondo caso, per azione gratuita di Dio, l'essere personale è elevato alla capacità di relazionarsi con Dio, partecipando alla vita divina.

Chi accede alla "realtà" attraverso la fede, spazia oltre la realtà percepita dall’esperienza sensoriale, e comprende che è Dio l'origine di tutta la realtà. E' assolutamente "razionale" assumere come "reale" quanto Dio attesta "essere reale". Anche la scienza assume come "reale" quanto è attestato da suoi strumenti idonei. Dio si è rivelato ed ha rivelato "realtà soprannaturali" destinate all'uomo.

Se si nega la Rivelazione ci si chiude in un pregiudizio soggettivo di incredulità. Per questo l’ incredulità è irragionevole. Dice S.Pietro nella sua lettera: "Negano ciò che ignorano".

Per essere capaci di comprendere il "Matrimonio Sacramento", bisogna riconoscersi "ministri", cioè strumenti, canali degli effetti sacramentali.

Se la persona si crede "autore" del matrimonio, nega l'azione di Dio, mentre se si riconosce "ministro" del Sacramento, domanderà a Dio quali sono i contenuti reali del matrimonio, e quali impegni e comportamenti ne scaturiscono.

Nella giusta visione del Matrimonio Sacramento la persona comprende di essere amata, creata e generata da Dio, e sa di essere unita in matrimonio da Dio stesso. Questo le fa valutare il coniuge da lei scelto come "dono di Dio".

La realtà sacramentale del Matrimonio esige coerenza logica nei giudizi della mente, coerenza morale nelle motivazioni dell’agire, coerenza operativa nelle decisioni della volontà, coerenza sociale nella testimonianza della vita vissuta e coerenza ecclesiale.

Coerenza logica. Alla realtà degli esseri si accede o mediante esperienza diretta, o mediante testimonianza "umana", o testimonianza "divina", oppure umano-divina. Rifiutare l'esperienza è pregiudizio irrazionale, come lo è rifiutare la testimonianza. C’è più irrazionalità anzi nel rifiutare la testimonianza che l’esperienza. Perché mentre la testimonianza è resa da molti, l’esperienza propria è limitatamente personale. La testimonianza di Dio è garantita nella verità, con un valore eterno che supera la dimensione del tempo.

Coerenza morale. E' dovere morale sviluppare il proprio essere personale, le proprie facoltà naturali e soprannaturali, in relazione a tutta la realtà circostante. Questo comporta sviluppare le virtù teologali: la Fede, la Speranza e la Carità; le virtù morali: la Prudenza, la Giustizia la Fortezza e la Temperanza. E' dovere morale accogliere Dio e i suoi doni di vita, rendendo attivi i "germi sacramentali".

Coerenza operativa. Credere significa non solo aderire con la mente ma sopratutto decidere ed operare. Credere significa affermare che Dio c'è. Dio parla ed io ascolto, affidando a Lui passato, presente e avvenire.

Coerenza sociale. Ciò che crediamo deve essere testimoniato con impegno e amore. Se non viviamo la coerenza sociale della testimonianza, perdiamo il valore che rifiutiamo di testimoniare.

Coerenza ecclesiale. Il battezzato è membro di Cristo ed è "chiesa" in forza dei Sacramenti. Riceviamo i Sacramenti attraverso il ministero della Chiesa. Più viviamo in Gesù e nella Chiesa, più viviamo in Dio, sia nel tempo che nell’eternità.

Conclusione: vivere le dimensioni sacramentali del Matrimonio, in forza di una fede cosciente ed operosa, dà la dimensione divina ed eterna all'essere dei coniugi e alla vita matrimoniale. Tutto questo porta ad una reale unione psicologica, intellettiva, volitiva, affettiva, che mette in evidenza il valore divino della persona, e si traduce fino a dare la vita per l'altro, alla fedeltà di tutti rapporti familiari.

Il Signore eleva il matrimonio a immagine del suo amore trinitario
[Bibbia d'Este, XV sec.]

Morale matrimoniale

Per morale matrimoniale si intende il valore e la valutazione degli atti e dei comportamenti della persona nello stato di vita matrimoniale. La morale matrimoniale si definisce: o come morale etica, o come morale teologica.

La morale etica si basa su questo principio fondamentale: "non fare all'altro quello che non vuoi che sia fatto a te. Fai all'altro quello che vuoi che l'altro faccia a te". La morale etica, considerando la dignità della persona, esige che la persona sia considerata come fine, e non mai come semplice mezzo: "fine" da servire e non "mezzo " da asservire.Ne segue che un rapporto corretto deve rigorosamente evitare l'asservimento sia reciproco, sia di un coniuge "debole" nei confronti del coniuge "forte".

Allo stesso modo e per lo stesso motivo deve essere rigorosamente evitato ogni asservimento dei genitori ai figli, o dei figli ai genitori, come in generale di ogni persona umana nei confronti di un'altra persona umana.

Questo asservimento può essere conseguenza, non sempre cosciente né sempre riconosciuta, di quella diffusa patologia dell'affetto immaturo ed involuto, che si esprime nella possessività egocentrica ed egoista.

La persona umana, che è cosciente e libera, "fine" a se stessa, non deve essere asservita a scopi alienanti che la privino del suo proprio bene obiettivo. Tutto questo in quale tipo di rapporto reciproco si realizza? Non certo nella indifferenza per gli altri. Non certo nell’imporsi e nel sopraffare l'altro. Non certo nel sottomettersi all'imposizione e alla sopraffazione, che producono il male, proprio e degli altri.

L’unico rapporto possibile consiste nel servire ed aiutare l'essere personale proprio ed altrui, nel valorizzare se stessi ed ogni altro nella propria libertà, nello sviluppo del proprio essere personale.

Quindi non consiste nel chiudersi in se stessi, nel proprio piacere ad ogni costo, non consiste nella ricerca ad ogni costo del proprio utile (possessi o denaro), in contrasto con l'utile altrui. Consiste bensì nel "sottomettersi", per amore, al bene obbiettivo degli altri, in una sottomissione non succube, ma creativa, capace cioè di far essere "di più" la persona amata.

La morale teologica è definita dalla Rivelazione che Dio ha storicamente comunicato all’uomo, e che la consapevolezza motivata dei credenti riconosce ed afferma. La morale teologica vede la persona con gli occhi di Dio e come la vede Dio!

Dio unisce nell'essere, prima che nei comportamenti; l'uomo non può dividere ciò che Dio ha unito nell’essere stesso. Perciò il divorzio non può essere concepito, nè voluto nè fatto.

I genitori devono rispettare l'azione creativa di Dio. Per questo i contraccettivi, e più ancora l'aborto, sono peccati gravi contro Dio che genera e contro il figlio generato.

Tutto il vivere personale, matrimoniale, familiare e sociale dei coniugi è chiamato a riflettere non solo sulla dignità umana ma anche sulla "Grazia" che eleva le persone e i loro comportamenti alla partecipazione della natura divina.

Per questo bisogna dare la vita per l'altro: "Chi dà la propria vita, la salva, chi salva la propria vita e non la dà per amore, la perde". Per questo bisogna amare gratuitamente, dal momento che Dio ama gratuitamente, e in suo nome possiamo perdonare il male che si soffre e ringraziare per il bene che si riceve.

La famiglia come "icona" vivente della Trinità

Gesù dice di se stesso: "Le cose che dico, le dico come le dice a me il Padre". E' necessario prendere atto di una verità fondamentale: nel nostro vivere possiamo agire in forza delle nostre capacità e responsabilità decisionali, oppure possiamo agire in nome di un Altro, cioè in forza delle Sue capacità e nell'ambito delle Sue responsabilità decisionali.

Quando agiamo "in nome di un Altro" - nel nostro caso il Signore - dobbiamo prendere istruzioni da Colui nel cui nome agiamo: dobbiamo seguire una legge già determinata, e lasciamo alla Sua responsabilità ciò che è fatto da Lui attraverso noi.

Alla luce di questi principi domandiamoci: nell'atto di contrarre matrimonio, in nome di chi agiamo? La risposta è evidente: sotto l'aspetto sociale chi contrae matrimonio lo fa a nome proprio, perché è lui a sposarsi. Ma sotto l'aspetto teologale il matrimonio - in quanto sacramento - ha per "autore" Gesù Uomo–Dio e per "ministri" gli sposi. E' questa la responsabilità teologale, cioè verso Dio, nel matrimonio.

Di conseguenza, è dalla legge di Dio che trae origine e si realizza l'unione non solo nelle azioni, ma nell'essere stesso. E' dal Signore, dalla sua volontà d'amore che scaturisce l'indissolubilità del matrimonio fino alla morte, la fedeltà e il rigetto dell'adulterio, l'unicità e la conseguente esclusione della bigamia, il valore morale del rispetto della dignità umana e divina del coniuge e della propria dignità.

Quindi per vivere il matrimonio come sacramento è necessario responsabilizzarci verso Dio. Non dobbiamo mai dimenticare che l'unione dei coniugi è fatta da Dio, ed è fatta prima nell'essere e poi nell'agire. Il coniuge diventa, per tutta la vita, carne dell'altro coniuge, completa il coniuge con una reciproca comunione fisica e spirituale. I coniugi sono chiamati a vivere "in Gesù" e a perpetuare tra gli uomini lo stesso amore che le Persone Divine vivono tra loro e verso tutti gli uomini.

Questo amore, testimonianza dell'amore divino, tende di sua natura a valorizzare e a servire nel prossimo l'immagine di Dio nell'uomo. Gesù dice: "Come il Padre ha amato me, io ho amato voi. Vi do un comandamento nuovo: amatevi come io vi ho amati".

Il matrimonio sacramento conduce a elevare le relazioni umane, ogni tipo di comportamento, la vita stessa, la sua origine, il suo decorso, il suo termine, il suo destino eterno e glorioso. Tutto questo porta ad escludere ogni ripiegamento egoistico, guarisce dal chiudersi nella depressione e porta a superarci per ringraziare Dio in tutto, chiedendogli la forza per donarci.

Sul piano psico-affettivo questo stile di vita - per la grazia del sacramento - guarisce dall’istinto del desiderio concupiscente (rivolto cioè solo alla soddisfazione del proprio piacere) e ci apre alla carità soprannaturale, quella che ci fa amare come Dio stesso ama.

La famiglia cristiana è apertura del cuore, trasparenza dell'amore di Dio
[foto di Peter Christopher s.j.]

Conclusione [testo di Delia Colonnello]

E' esigenza costitutiva e primaria dell'uomo la dimensione del trascendente: i coniugi si affidino completamente al Signore, per realizzare tutte le finalità da loro responsabilmente assunte.

La finitudine umana deve essere vissuta nel cammino graduale e spesso faticoso del suo perfezionamento, che conduce alla luce di Dio. Tante volte si dovrà perdonare e perdonarsi, comprendere e comprendersi, per non rimanere vincolati ad angusti limiti: il valore spirituale della vita matrimoniale deve essere la guida degli sposi, per realizzare la speranza.

Gli ideali - così - verranno vissuti giorno per giorno, attraverso l'esercizio di tutte le piccole e grandi azioni quotidiane, per testimoniare la dignità dell'uomo nella storia, vissuta prima a livello di coppia, poi a livello universale.

L'eticità comportamentale costituirà allora la struttura della società e quindi della realtà, realizzata attraverso concreti esempi. In tal modo anche il dolore, che può sopraggiungere improvviso, anche ciò che gli uomini chiamano "male", non sarà semplicemente accettato per dovere e per rassegnazione, ma darà un significato ulteriore alla vita, se il nostro essere si fortifica progressivamente ed essenzialmente in Dio.

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