Come avvicinarci agli Esercizi Spirituali di S. Ignazio di Loyola - 3 Massimo Rastrelli s.j. |
S. Ignazio ci insegna, anche che quando vogliamo qualcosa di importante, dobbiamo chiedere a Dio, Nostro Signore, la grazia, perché non è in nostro potere la capacità di procacciarcelo, ma Dio può concedercelo.
In questa alleanza tra uomo bisognoso e Dio Onnipotente, c’è un potenziamento per l’uomo e una esperienza di vita da viversi nella esaltante esperienza dell’essere esauditi e nel conseguente ringraziamento per i doni ottenuti.
Oggi molti pensano che Dio limiti l’uomo, e pensando questo, si allontanano da Dio e restano realmente incapaci, ridotti ad esperienze sempre più riduttive e fatti realmente "miseri".
La Chiamata del Re temporale aiuta a contemplare la vita del Re eterno.
Che cosa indusse S. Ignazio nella beatitudine della vita crescente? Il passaggio dalle vanità alle prospettive delle realtà eterne e gloriose. Dal servizio del Re temporale a l servizio del Re eterno ed universale. [95] La seconda parte di questo esercizio consiste nell'applicare l'esempio precedente del re terreno a Cristo nostro Signore, seguendo gli stessi tre punti.
Primo punto. Se l'appello del Re terreno ai suoi sudditi merita attenzione, quanto più degno di considerazione è vedere nostro Signore, re eterno, che ha davanti a sé tutti gli uomini del mondo, e chiama ciascuno in particolare dicendo: "È mia volontà sottomettere al mio potere tutto il mondo e tutti gli avversari, e così entrare nella gloria del Padre mio; perciò chi vuole venire con me deve faticare con me, perché, seguendomi nella sofferenza, mi segua anche nella gloria".
Negli Esercizi Spirituali leggiamo al n° [96] Secondo punto. Penso che tutte le persone ragionevoli e di buon senso si offriranno senza riserve alla fatica. Possiamo e dobbiamo imparare a farci forza, a vincere noi stessi, a prendere di mira i difetti per annientarli e le virtù per conseguirle.
Dobbiamo anche sapere che le decisioni possono riguardare le nostre situazioni interiori e le possiamo cambiare.
5° Dobbiamo imparare a decidere sempre, non da soli, non in base a seduzioni esercitate o dalle cose circostanti, o da circostanze di tempo e di spazio, ma al cospetto di Dio. Attraverso le scelte possiamo avvicinarci a Dio o possiamo allontanarci da Dio. Possiamo conquistare la vita eterna o perderla.
Per S. Ignazio è molto importante decidere. Per decidere bisogna saper decidere e per saper decidere sono necessarie alcune cose: cioè: debbo sapere che bisogna decidere, e che bisogna decidere bene. Alcuni pensano che se, non si decide, non si è responsabili ma è un grande errore. A non decidere, quando bisogna decidere, c’è una grande responsabilità e molto negativa che si chiama omissione. A non decidersi per Dio, si compie gravissima omissione.
Bisogna decidersi per Dio. A questo punto S. Ignazio ci ha aiutato a divenire persone capaci di decisione. Ma ci imbattiamo in un ulteriore problema: Si! Decidere è importante, ma è anche necessario decidere bene. Chi decide male e per il male, è peggiore di chi non decide. Dobbiamo imparare a fare la scelta buona. E anche per questo Dio guidò S. Ignazio a fare la scelta buona e le scelte buone. S. Ignazio fece questa scelta e queste scelte per tutta la vita ed insegna a noi a fare come a fatto Lui.
Ma per decidersi bisogna fare una buona scelta e a questo scopo S. Ignazio da le sue buone regole, eccole, dagli Esercizi spirituali:
[169] Preambolo per fare l'elezione. Per fare una buona elezione, in quanto dipende da me, bisogna che la mia intenzione sia pura e indirizzata soltanto al fine per cui sono creato, cioè la lode di Dio nostro Signore e la salvezza della mia anima. Perciò, qualunque sia la mia scelta, deve essere tale da aiutarmi a raggiungere il fine per cui sono creato, non subordinando o piegando il fine al mezzo, ma il mezzo al fine.
Infatti accade che molti prima scelgono di sposarsi e poi di servire Dio nel matrimonio, mentre lo sposarsi è un mezzo e servire Dio è il fine; così pure vi sono altri che prima desiderano ottenere benefici ecclesiastici (o propri interessi materiali) e poi servire Dio in essi.
In questo modo essi non vanno direttamente a Dio, ma vogliono che Dio venga direttamente incontro alle loro affezioni disordinate; così fanno del fine un mezzo e del mezzo un fine, e quello che dovrebbero mettere per primo, lo mettono per ultimo. Perciò devo propormi prima di tutto il voler servire Dio, che è il fine, e poi, se è più conveniente, di ricevere un beneficio o di prendere moglie, che sono mezzi per il fine. Nulla dunque deve spingermi a prendere questi mezzi o a rinunciarvi, se non unicamente il servizio e la lode di Dio nostro Signore e la salvezza eterna della mia anima.
[186] Terza regola. Devo considerare, come se fossi in punto di morte, il criterio e la misura che allora vorrei aver tenuto nella presente elezione; e così regolandomi, prenderò fermamente la mia decisione.
[187] Quarta regola. Devo immaginare e considerare come mi troverò nel giorno del giudizio, pensando come allora vorrei aver deciso circa la cosa presente, e osserverò ora la norma che allora vorrei aver seguito, per averne allora piena soddisfazione e gioia.
[188] Nota. Dopo aver osservato le regole precedenti, per la mia eterna salvezza e pace, farò la mia elezione e la mia offerta a Dio nostro Signore.
[183] Sesto punto. La persona che ha fatto tale elezione o deliberazione, deve andare subito a pregare davanti a Dio nostro Signore e ad offrirgli la sua elezione, perché la divina Maestà voglia accettarla e confermarla, se è per suo maggiore servizio e lode.
S. Ignazio fu tale uomo risoluto e capace di scelte buone tanto, che tre volte dimostrò di esserlo in maniera eccezionale, cioè nel convincere gli altri a questa stessa sua risolutezza. La prima volta, quando il comandante e la guarnigione posta in difesa di Pamplona, era decisa ad arrendersi, e Lui fece cambiare parere a tutti . Infatti, nell' Autobiografia leggiamo: [1] Fino a 26 anni fu uomo di mondo, assorbito dalle vanità. Amava soprattutto esercitarsi nell'uso delle armi, attratto da un immenso desiderio di acquistare l'onore vano. Con questo spirito si comportò quando venne a trovarsi in una fortezza assediata dai francesi: tutti erano del parere di arrendersi, alla sola condizione di avere salva la vita, poiché era evidente che non potevano difendersi; egli invece presentò al comandante argomenti così persuasivi che lo convinse a resistere. Tutti gli altri cavalieri erano di parere contrario, ma trascinati dal suo ardimento e dalla sua decisione, ripresero coraggio. Il giorno in cui si prevedeva l'attacco egli si confessò a uno di quei suoi compagni d'arme. Si combatteva già da parecchio tempo quando un proiettile lo colpì a una gamba e gliela spezzò, rompendogliela tutta; e poiché l'ordigno era passato tra le gambe, anche l'altra restò malconcia. [2] Caduto lui, tutta la guarnigione della fortezza si arrese subito ai francesi;La seconda volta quando convinse suo fratello che la sua conversione non ammetteva ripensamenti.
Leggiamo infatti nell'Autobiografia: "E aggiungeva altri argomenti del genere, tutti allo scopo di distoglierlo dal buon proposito che aveva in mente. Ma la sua risposta fu tale che, senza offendere la verità - poiché di questo ormai si faceva grande scrupolo , egli riuscì a liberarsi dalle insistenze del fratello".
La terza volta quando coinvolse i primi compagni e tutti i Gesuiti nel suo processo di conversione e nei suoi ideali. Applichiamoci a questi esercizi. Poi S. Ignazio ci accompagnerà nei contenuti Cristiani della vita e delle scelte.
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