Per un esame di coscienza motivato: Le Beatitudini

Massimo Rastrelli s.j.

Le Beatitudini

Anche le beatitudini evangeliche entrano nelle responsabilità morali del cristiano. Gesù dice: beati! Gesù sa chi è l’uomo e che cosa può fare l’uomo. Lui è il Creatore dell’uomo. Se Gesù ci chiama ad essere beati, dobbiamo incamminarci verso la beatitudine e vivere la beatitudine. Anche perché, nei cristiani ferventi e praticanti, la beatitudine è certamente una stupenda realtà vissuta e riscontrata.

Gesù dice: “Beati i poveri, perché di essi è il Regno dei Cieli”.

Il vero e sapiente povero del Vangelo

E’ al contrario colui che, sa responsabilmente procurare il necessario, l’utile ed il superfluo, sa usare i beni con saggezza ed onestà. E’ così interiormente libero e pieno di amore, che mentre un altro cerca di rubargli qualche cosa, certamente ammonisce il ladro di non rubare. Ma se il ladro ruba, invece continuare a dire all’altro: tu stai rubando ! gli sa dire: Do a te, quello che Dio ha dato a me. Quale motivo si può avere per comportarsi così? Il motivo per agire così sta tutto in Gesù.

Il valore dell’essere e spogliamenti dell’avere

Quando Gesù veniva spogliato, con la eloquenza del suo atteggiamento, diceva: i miei vestiti, che mi strappi di dosso, valgono per me meno di te. Tu vali più dei miei vestiti: se li rubi io faccio che i miei vestiti siano un regalo per te. Gesù si propone come esempio ai suoi cristiani: Apre loro la mente perché capiscano quello che neppure vedono, se non si fanno illuminare dalla Sua Persona e dal Suo esempio. Gesù ragiona nei termini seguenti: “Quei vestiti che ho indosso, come del resto il mio stesso corpo e la mia anima, io stesso li ho avuti da Dio e a Dio li voglio e debbo ridare tutto me stesso con tutte le mie cose: anche i miei vestiti e li voglio e debbo dare attraverso te, non importa, se fai il ladro. E faccio così perché Dio ti ha fatto sua Immagine e Somiglianza. E io lo credo non solo in ciò che penso, ma nel mio vissuto. Io stesso debbo poi pensare come segue: quando hanno rubato il corpo a Gesù, Gesù lo ha voluto Lui stesso dare e ha voluto che servisse per il nostro mangiare e il nostro nutrimento. Quando gli hanno tirato il sangue dalle vene, ha voluto che fosse a noi donato e servisse per il nostro bere e il nostro nutrimento.

Avere per donare

Pensando in questo modo ci si trova a doverci impegnare oltre le prospettive delle visuali comuni e della stessa nostra autoconservazione naturale. Bisogna percepire che c’è un “Bene” più grande che vale più di tutto e da poter e dover conquistare. Quel “Bene” se lo conquistiamo ci arricchisce davvero ed in assoluto. Il sentirci valorizzati dalla conquista di quel “Bene” ci fa liberi dalle dipendenze di possessi materiali e da ambizioni sociali. Ci fa “povero di spirito”. Il Povero di “Spirito” avverte come impoverimento sia l’attaccarsi ai possessi materiali come alle ambizioni sociali.

Il Povero è libero: non pretende e sa donare

Il Povero di spirito lo si riconosce subito, perché è diverso da tutti gli altri: quando riceve, è capace di donare quello che ha, perché sa di dover donare quello che ha, perché donando, fa proprio come Dio, che dona certamente tutte le sue cose, ma dona, soprattutto, se stesso. La ricchezza del suo saper donare lo fa libero da ogni assoggettamento materiale e sociale: lo fa, per questa via, beato.

Gesù dice: "Beati i miti, perché possederanno la terra". Chi sono i miti?

I miti sono quelli che, alla violenza, non reagiscono mai con la violenza. Quando vedono o subiscono la violenza, non si arrabbiano, ma hanno compassione di colui che la fa, e vanno in Chiesa per parlarne con Dio presente e per confrontarsi con Lui: reagiscono alla violenza “pregando”. Anche se vengono uccisi, non si terrorizzano, né si fanno trovare impreparati, e neppure ne fanno tragedia. Essi sanno che la perdita della stessa vita temporale è sbocco alla vita eterna. Non si arrabbiano, non si terrorizzano. Pensano responsabilmente a morire bene e per questo, prima di non voler morire, pensano a salvasi l’anima. E volendo salvare davvero la propria anima, intercedono perché non perdano l’anima anche i propri assassini. Come Gesù e con Gesù dicono: “Padre ! non imputare loro questo peccato”. Anche i miti, come i poveri di spirito, vivono in tal modo da aver sempre da donare.

Il discorso di Gesù sulla montagna

Gesù dice: "Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia". Chi sono i misericordiosi?

I misericordiosi sono quelli, che quando viene loro fatto il male, reagiscono, non facendo il male, ma facendo il bene. E fanno il bene, perché sanno per esperienza, che parlando con Dio, possono avere la forza di non vendicarsi e di perdonare. Sanno anche che, facendo la misericordia, ottengono misericordia e remissione di tutti i peccati.

Gesù dice: "Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio". Chi è il puro di cuore?

Gesù dice: "Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio".

Dunque, “il puro di cuore” secondo quanto Gesù dice, essenzialmente, è colui che vede Dio e agisce come Dio agisce. Ma come può “vedere Dio” l’uomo che ciascuno di noi è? Come possiamo vedere Dio? Noi sappiamo bene dalla esperienza che non vediamo Dio con i nostri occhi. E la stessa Scrittura dice: l’uomo non può vedere Dio. S. Giovanni dice formalmente: “Dio nessuno lo ha mai visto”. Eppure Gesù dice che “il puro di cuore, vedrà Dio”. Di fatti, la verità sta nel capire le due espressioni apparentemente contraddittorie. Certamente l’uomo non può vedere Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, nella loro entità Trinitaria, personale, spirituale ed eterna, così come l’uomo può vedere il mondo creato e l’altro uomo, che vive sulla faccia della terra.

Visibilità di Dio e Sacra Scrittura

E tuttavia è anche vero, che l’uomo può vedere Dio, se scruta la Scrittura, se prende atto delle comunicazioni spirituali, che Dio vuole stabilire con lui, se riflette sulle rivelazioni massicce, che Dio fa di Se stesso nella rivelazione della Scrittura e della storia, letta nella luce delle scritture e della Chiesa, se impara a vedere Dio come agisce realmente negli eventi umani della sua vita e nella vita delle persone e delle generazioni umane: allora l’uomo, che pure non vede Dio nella Entità delle Sue Persone, fa la esperienza che, effettivamente, vede Dio e vede come Dio agisce. Vede anche come gli uomini sono amati da Dio. Vede poi come Dio li crea con amore e con speranza; e vede anche come gli uomini si corrompono, per scelte maliziose della loro libera volontà e per personale responsabilità. Vede anche, infine, come tanti uomini agiscono contro Dio, e come, al contrario, Dio da parte Sua ama gli uomini e moltiplica il bene, che sempre fa verso gli uomini.

In questa esperienza si realizza ”il puro di cuore”, che vedendo Dio, ama Dio. Che amando Dio, non pecca, e vive immune da peccato. Ci sono tante persone immuni da peccato, per personale vittorioso confronto col male, che le ha tentate da fuori e le ha insidiate da dentro. Ma dentro, amando Dio e vedendo Dio, come si è detto, sono state fatte, dalla grazia di Dio, più forti del male. Se, nella vita, facciamo l’esperienza di tanti che odiano Dio, ci possiamo rendere conto, nell’umanità che ci circonda, che ci sono anche quelli che amano Dio e che quelli che amano Dio, sono infinitamente di più. Dio è amato dai piccoli. E i piccoli sono la stragrande maggioranza degli uomini.

Chi fa come fa Dio, vede Dio

Allora “il puro di cuore” esiste; è ognuno che vede Dio e che non pecca, perché vede come Dio fa, e lui fa come Dio.

Gesù dice: "Beati gli afflitti, perché saranno consolati". Chi sono gli afflitti?

Gli afflitti, che Gesù riconosce e dichiara “Beati” sono quelli, che vivono, con obbiettivo motivo, una gioia immensa, e sono in tal modo Beati”, che se gli altri li volessero contristare, con parole o con azioni cattive, non traggono tristezza per nessuna cattiveria vista o fatta subire dalla loro persona o da coloro che essi amano. Ci sono cristiani, che, dal male che vedono e che vivono, non subiscono né scandalo né provocazione alla rabbia.

Beati e non rabbiosi

Piuttosto traggono gioia, perché dicono a se stessi, con profonda verità e realismo, che Gesù, mentre veniva perseguitato, condannato flagellato e crocifisso era “Beato” perché stava facendo nuove tutte le cose, e le stava rinnovando in quel suo amare tutti, facendone una offerta al Padre Suo divino. E perché in tal modo “Beato”, comunicava la beatitudine all’altro crocifisso.

Gesù dice: "Beati Beati i perseguitati per la giustizia". Chi sono i perseguitati per la giustizia?

Quando una ragazza va a farsi la comunione tutti i giorni, le amiche che non se la fanno, la criticano, dicendole che è una bigotta. Ecco che comincia una persecuzione. La ragazza è tentata a lasciare la Comunione quotidiana. Se la lascia si conforma a coloro che si lasciano andare e che non stringono rapporti Con Gesù e con Dio. O peggio che spezzano il rapporto con Dio.

Coraggio e beatitudine

La ragazza dovrebbe farsi forza e dovrebbe lasciare a se stesse le cattive compagne. Se vuole essere cristiana, deve rimanere fedele a Gesù e alla Chiesa: e deve rispondere: “Io ho ricevuto un dono che stimo infinito e non lo perdo. Mi dispiace che Voi abbiate voluto perderlo e l’avete gia perduto”. Così si verifica quello che Gesù ha detto: Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”. La persecuzione viene sempre su coloro, che invece di fare come fanno gli altri, non sono disposti a tradire il loro rapporto di fedeltà interiore ed esteriore a Gesù e non disprezzano i doni di Dio perché apprezzano i doni di Dio e li osservano. Quindi è meglio soffrire queste persecuzioni, piuttosto che voltare le spalle a Dio e disperdere i doni di Dio.

La fede di Maria

Maria è una credente che crede in Dio; che crede nella presenza di Dio nella sua vita e nella storia dell’umanità; che crede che Dio agisce nella sua vita e che l’accompagna in tutti i suoi passi; Maria crede nell’onnipotenza di Dio. Questo bisogna approfondire, per imparare e capire: Maria crede nell’onnipotenza di Dio ! Infatti, l’angelo dice a Maria: tu avrai un bambino, senza opera d’uomo e per “Potenza di Spirito Santo”. Maria crede nelle parole dell’Angelo e si muove: sulla base di quella fede nella Parola va da Elisabetta, e va per servirla nel suo bisogno, di cui ha saputo dall’Angelo: ma va anche per comunicare la grazia, che a seguito del Dono ricevuto da Dio l’ ha riempita e da Lei “tracima”. E trova che Elisabetta già sa tutto di Lei: sa che Lei è la Madre del Signore.

La discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli mentre erano nel cenacolo

Quando Dio dice una cosa Lei sa che quella cosa detta da Dio va tenuta per fatta. E’ gia fatta. Ponendoci come Maria di fronte a Dio, possiamo e dobbiamo sentire, che la Parola di Dio da senso alla vita e ci impegna. Dio dice a noi: “Vivi al mio cospetto, vivi stringendo un rapporto vivo con Me. Vivi salutandoMi la mattina, vivi tenendo conto dei Comandamenti, e frequentando i Sacramenti. Coltiva in te le virtù teologali: Fede, la Speranza, e la Carità: vivi le virtù cardinali: la prudenza, la giustizia, la fortezza , e la temperanza; vivi vivendo i doni dello Spirito Santo; vivi con la Chiesa e sta con Lei in quei rapporti di amore anche tra gli uomini, che danno di vivere in Paradiso, anche nelle persecuzioni subite. Rifletti: ci sono rapporti conflittuali con gli uomini che rendono infernale la vita. Ci sono rapporti di valorizzazione reciproca e di amore: chi vive e sperimenta questi rapporti promozionali e solidali sperimenta di stare già in Paradiso. Questa è la fede che dobbiamo avere in Dio. Questa fede ci fa partecipi di Dio e della Sua Onnipotenza. Chi vive questa fede sperimenta di fare con Dio. Questa fede consente a Dio stesso di fare in Lui e consente al credente di fare in Dio, che è più di fare con Dio.

Una Fede in Dio per una esperienza di Dio

C’è una fede in Dio, inaugurata da Maria Santissima, che consente di “sperimentare” l’Onnipotenza di Dio operante in noi ed attraverso noi. Siamo chiamati dal Battesimo a vivere la fede di Maria Santissima.

La peregrinazione della Fede

Maria nel Vangelo, nella Sua permanenza nella Chiesa dal Cenacolo alla Sua Assunzione al Cielo e nelle innumerevoli Sue apparizioni della storia, ci dice: venite con me in quella valorizzazione della vita terrena che è una “peregrinazione nella fede”. Dite con me: “Ha fatto a me grandi cose Colui che è Onnipotente; Colui che ripone la Sua santità nel fare a me grandi cose: e sperimentate con Me che la fede nell’Onnipotente cambia totalmente la vita: fa sperimentare che la vita non ha più disperazione, non ha più tristezza; la vita, quando anche ha una sofferenza, invece di esprimersi nella ribellione, si vive come “beatitudine” offrendo a Dio, anche la sofferenza, la solitudine e la morte. Si impara ad andare in Chiesa; a portare a Gesù, al Padre divino e allo Spirito Consolatore il proprio dolore, le proprie agitazioni e paure, le sofferenze, che nell’offerta a Dio acquistano un valore unico e preziosissimo.

Diventano addirittura forza irresistibile di intercessione e danno, alla nostra persona, valore di autenticità nell’amore: sicché, anche di fronte ad una malattia senza speranza di guarigione, non si avverte più di perdere la vita, di trovarsi dinanzi ad un baratro spaventoso e senza ritorno. Ma si sa, con certezza colma di conforto e di consolazione, di andare verso la “Vita”: si sa di stare in Dio e con Dio. Il Papa dice:” Con Maria è venuta la “pienezza dei tempi”.

Pienezza dei tempi

“Pienezza dei tempi” significa che, per una persona o per tante persone, ci è stato un giorno, una settimana, un mese, una vita, in cui, quell’uomo e quella donna, hanno deciso di far posto a Dio; di svuotarsi di se stessi e di fare agire Dio attraverso la propria persona, affinché Dio possa compiere il proprio disegno.

Consenso di fede e libertà di Dio

Quando Maria è nata, Dio ha avuto una persona umana, una donna, e dopo di Lei tante persone umane, uomini e donne, che hanno detto, in se stessi e di fronte a Dio: “La mia libertà vera ed unica non è fare, ma è farmi fare ad Dio che mi vuol bene e che unico conosce il mio bene. Allora Dio, in loro e attraverso loro, ha potuto compiere il “Suo disegno". E il Suo disegno si è manifestato quando è nato Gesù, e quando, in Maria Santissima, si è realizzata la Mamma di Gesù. In Gesù ogni persona deve essere innestata tramite il battesimo e tramite tutti i Sacramenti, tramite la preghiera e le opere della carità; soprattutto tramite la riconciliazione ed il perdono, ottenuto e concesso. Quindi, quando andiamo a confessarci, dobbiamo chiederci se abbiamo sentito di avere avuto in dono questa vita e questa dignità; se abbiamo custodita e fatta crescere questa dignità, o se, al contrario, l’ avessimo offesa, contraddetta e perduta.

La dignità ritrovata

Il Sacramento della confessione può ridarci tutta ed intera quella dignità, perché la nostra vita volti le spalle all’inferno e muova, decisamente e definitivamente, il passo verso il paradiso dei rapporti umani vissuti da cristiani e verso il paradiso eterno. Anche a te, se Lo preghi di ricordarsi di Te dalla sovranità assoluta del Suo regnare da Dio, Gesù ha detto: “Oggi sarai con me in paradiso”. Anche la Madonna e tutti Santi e gli Angeli ci attendono e ci chiamano. Coraggio! Alzati e cammina.

Ora ci raccogliamo e facciamo l’atto di pentimento

Questo atto di pentimento, sentito nel cuore ed espresso dinanzi al Sacerdote, come rappresentante di Dio e della comunità dei fedeli, è necessario, perché Dio Padre, Gesù Redentore e lo Spirito Santo santificatore, possano agire in noi e donarci il loro perdono. Dio sempre perdona. Ma il perdono dato da Dio non è per ciò stesso ricevuto. Dio dando il perdono lo offre a ciascuno di noi. Ma ciascuno di noi per far proprio il perdono da Dio dato, deve volerlo ricevere e farlo proprio. Ciascuno di noi deve capire di doversi fare perdonare. Deve volere farsi perdonare, desiderandolo e chiedendolo. Per questo deve concepire dolore dei peccati e deve esprimere il dolore dei peccati. Concepire ed esprimere il dolore dei peccati non è un atto spontaneo. Lo si deve imparare mediante un addestramento educativo. Addestrarsi può costare fatica, ma è necessario farlo. Perché pentirsi è atto assolutamente richiesto alla nostra personale responsabilità, per ottenere io perdono e la salvezza, temporale ed eterna.

Esprimiamo il nostro dolore con le parole che la Chiesa stessa mette sulla nostre labbra e nel nostro cuore. Espresso a Dio il dolore profondamente sentito, disponiamoci a fare la penitenza che il Sacerdote ci ingiunge di fare. Questa penitenza ha grande valore, perché è efficace al fine di avviare una espiazione della pena che il peccato commesso comporta. Ricordiamo che il peccato comporta sia la colpa, che, se mortale e non perdonata, comporta la dannazione eterna, sia una pena espiatoria, che la penitenza avvia a scontare. E’ importante lucrare indulgenza plenaria per annullare tutta la pena temporale dei propri peccati e di quelli degli altri, vivi o defunti. Il Confessore può indicare a quali opere sia annessa, per autorità della Chiesa, l’indulgenza plenaria.

Atto di dolore

Mio Dio!
mi pento e mi dolgo,
con tutto il cuore,
dei miei peccati,
perché, peccando,
ho meritato i tuoi castighi
e
molto più
ho offeso Te,
infinitamente buono
e
degno di essere amato,
con tutto il cuore,
sopra ogni cosa:
propongo,
con il Tuo santo aiuto,
di non offenderTi mai più
e
di fuggire le occasioni prossime di peccato.
Signore!
Misericordia,
perdonami!

"Confesso a Dio Onnipotente
e a voi fratelli
che ho molto peccato in pensieri, parole ed opere,
per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa".

Quando noi diciamo, confesso a Dio Onnipotente e a voi fratelli, noi diciamo una preghiera che non ha potuto essere scritta da nessun uomo, perché quando noi diciamo: confesso a Dio Onnipotente e a voi fratelli, mettiamo i fratelli sullo stesso piano di Dio, di Maria Vergine, degli Angeli e dei Santi: e questa è una chiamata a porci in un sovrano “valore” e “potere”, che solo Dio poteva autorizzarci a fare. Dio ci vuole con Lui, nel vivere, nel perdonare, nel salvare e nel salvarci. Rendiamo grazie a Dio!

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