Per un esame di coscienza motivato: I Sacramenti Massimo Rastrelli s.j. |
Battesimo -- Cresima -- Penitenza -- Eucaristia -- Matrimonio -- Sacerdozio -- Unzione degli infermi
I Sacramenti
Dio ha parlato a noi ed agisce in noi
Nella Chiesa c’è l’annuncio della Parola di Dio. E a Dio che si rivela è dovuta l’obbedienza delle fede. Se non diamo rispetto alla parola di Dio, noi pecchiamo contro la parola di Dio e ci dobbiamo pentire dei peccati contro l’annuncio della Parola di Dio. Alcuni, sempre più numerosi, credono di non avere questa responsabilità, illudendosi: è uno sbaglio gravissimo e fatale. Prima del Concilio Vaticano II, la Chiesa non soleva leggere tutta la parola di Dio, ma solo alcuni brani scritturistici ed evangelici. Ma la Chiesa intanto ha fatto un Concilio: il Vaticano II, ed è andata avanti. In questo Concilio Vaticano II la Chiesa ha autorevolmente “revisionato” se stessa, ha confermato la sua identità che le viene da Gesù, suo Autore e suo Dio, e si anche è pentita dinanzi a Dio, riconoscendo il proprio peccato, di non aver reso partecipi i fedeli di tutta la parola di Dio. Questo era dovuto anche a situazioni storiche, quali l’analfabetismo di massa.
Tra i peccati che la Chiesa ha riconosciuto di aver fatto c’è anche il modo di come trattava la Parola di Dio. La Chiesa ha detto che la “Parola di Dio” deve essere tutta letta e spiegata a tutto il popolo di Dio, che, da parte sua, si deve qualificare credente, e credente sia in Dio, sia nella Sua Parola. La Chiesa, il credente e tutta la Comunità dei credenti debbono tenere in mano e nel cuore tutta la Parola di Dio. Consapevole di questo suo dovere la Chiesa ha voluto che nella Messa, durante il decorso di tre anni di giorni festivi, e di due anni di giorni feriali, si leggesse tutta la Scrittura.
A Dio che si rivela è dovuta l’obbedienza della Fede
Bisogna distinguere la parola di Dio dalla parola degli uomini Ascoltare la Parola di Dio significa riceverla e tenerla nel cuore, Bisogna ascoltare la Parola di Dio, non solo come quando si ascoltano notizie che non ci impegnano, ma piuttosto come quando ascoltiamo ordini impegnativi o comunicazioni da mettere in pratica. Un po’ come quando ascoltiamo la prescrizione medica di una cura da fare. Dobbiamo, perciò, modificare il nostro modo di metterci di fronte alla Parola di Dio. La Parola di Dio ci fa vedere quello che superficialmente non vediamo, presi, come siamo, dall’incombere delle necessità materiali e sociali. Agiamo precipitosamente, senza fare attenzione alle implicazioni morali e all’urgere dei Comandamenti. Noi, che tendiamo a non vedere i peccati che facciamo, e se pur cerchiamo di vederli, non lo facciamo, come dovremmo, alla luce della Parola di Dio.
E, se pur vediamo i nostri peccati vediamo, finalmente e con timore, i peccati che facciamo ma lo facciamo per impaurirci e disperarci, come non dobbiamo proprio fare. La Parola di Dio, ad esempio, ci mette dinanzi a Dio che potrebbe ogni giorno dirci : “Ho visto che avete finito i lavori dei vostri campi; avete portato a termine i vostri affari; avete finito i lavori delle vostre case, fino a pulire i vostri scantinati, i vostri ripostigli: ma ho visto anche che non avete pulito il vostro cuore”. Anzi, non pensate neppure che dovete pur pulire il vostro cuore, che si presenta “pieno di rapina e di iniquità”. Mettete di nuovo Dio nel vostro cuore.
Mettete Bibbia e Immagini sacre, come presenza di Dio nelle case
Le vostre case si sono ottenebrate da quando avete rimosso le Immagini sacre. Rimettete al loro posto le immagini dei Cuori di Gesù e di Maria; riaprite la Bibbia, leggetela; rimettete la preghiera nella vostra giornata, quella silenziosa e personale, nella quale potete sentire la ricompensa del Padre, cioè quella gioia interiore di sentirvi in vivo rapporto personale con Dio Padre, con Gesù, con lo Spirito Santo e con la Trinità tutta; e quella fatta insieme, a voce alta, che fa sentire l’esperienza di Gesù che è tra voi, nel rapporto di famiglia o di micizia. Nella Bibbia Dio vi dice dove e come voi state sporcando il vostro cuore. Dobbiamo assumere subito una grande responsabilità effettiva verso la Parola di Dio.
Per tutto questo, quando noi ci confessiamo, per fare una buona confessione, dobbiamo pur dire:: Abbiamo allontanata la presenza di Dio dalle nostre case, rimuovendo anche le immagini e soprattutto la Bibbia. o anche: abbiamo tenuta in casa la Bibbia, ma non l’abbiamo mai letta. Noi abbiamo anche e più ancora disprezzato la Parola di Dio! E possiamo ben vederlo dal momento che “il maggior disprezzo è la noncuranza”. E se abbiamo disprezzato al Parola di Dio, abbiamo disprezzato Dio stesso ed il Suo santissimo Nome.
Una nuova vita e un nuovo “organismo spirituale"
Il Battesimo ci ha dato una nuova vita e un nuovo organismo spirituale, costituito da ben sedici doni spirituali, che sono: la Fede. la Speranza, la Carità, la Prudenza, la Giustizia, la Fortezza, la Temperanza, la Sapienza, l’ Intelletto, il Consiglio, la Fortezza, la Scienza, la Pietà, il Timore di Dio: e oltre tutto questo, il Carattere sacramentale e la Grazia santificante. Ce ne rendiamo conto, ci impegniamo a ricordare i doni e gli impegni ricevuti. È peccato da cristiani non saper nulla di questi doni. Oggi viviamo tra uomini e cultura secolarizzata, che vede illusoriamente solamente ciò che è caduco e d effimero. Molti oggi non vededono né Dio che c’è, ne l’eternità che li attende. Se non pensiamo di avere tutta questa ricchezza di vita, noi, non ci prendiamo cura di sviluppare questi doni. Questi doni sono “poteri” reali e viventi a cui non dobbiamo e non possiamo assolutamente rinunciare. Per averne i benefici di questi grandi doni, bisogna farli funzionare usandoli vivendoli.
Nella complessità delle situazioni, in cui mi trovo a vivere, posso orientarmi o con Sapienza e Saggezza o con insipienza e stoltezza. Se curo le virtù, decidendo di viverle, sarò virtuoso. Se, all’opposto, non mi curerò della virtù, mi ritroverò nel contrario vizioso, cioè nella insipienza e nella stoltezza. Perciò dobbiamo ben sapere e credere che, se non curiamo questi doni, li perdiamo e, in un certo vero senso, li uccidiamo. E davvero, a pensarci bene, noi, uccidiamo la Fede, accechiamo la Speranza, mortifichiamo la Carità, per non parlare di tutte le altre virtù e doni sopra menzionati. Così, con atti contrari, uccidiamo, ad una ad una, tutte le virtù. E, soltanto col solo lasciarci andare, uccidiamo ogni virtù e, facendo così, buttiamo via tutti i doni dello Spirito; rinunciamo anche alla importantissima Grazia santificante. Così pecchiamo contro Dio che ci ha dato questi doni e pecchiamo contro il Battesimo.
Il Battesimo, capito, riconosciuto, valorizzato e vissuto, ci fa realmente “corpo di Gesù”, in modo da convincerci che dobbiamo trattare il nostro corpo con la stessa santità con cui trattiamo il corpo di Gesù. Perciò dobbiamo capire perché Gesù dice che, per essere cristiani, dobbiamo rinascere di nuovo e dall’alto, cioè da Dio, e S. Paolo dice, che in Gesù siamo nuova creatura. Tutto questo vale per la considerazione che dobbiamo avere sia di noi stessi che degli altri. Il Battesimo ci divinizza e fonda rapporti di valorizzazione dell’altro, altrimenti inconcepibili.
Ci è “donato anche un “potere immunitario” contro il male, che ci tenta e ci assedia La Cresima, invece, è il Sacramento che ci ha messo nel sangue della vita divina donata nel Battesimo l’antidoto contro tutti i mali del mondo. La Cresima ci ha fatto diventare capaci di resistere, di combattere e di vincere le tentazioni, senza cadere. Nel procedere della vita siamo assediati dalle tentazioni e dalla violenza del male, che preme su di noi, per coinvolgerci. La Cresima ci dona lo Spirito Santo, che ci aiuta efficacemente a dire: No al male! Dandoci di vederlo nella sua malizia e di rinunciarvi. Ci fa non solo vivi nella vita divina, ma ci fa anche testimoni, contro il male.
Potere immunitario soprannaturale da esercitare e sviluppare
Nella crescita della vita personale ci vuole un tempo in cui prendiamo coscienza; in cui ci facciamo forti; in cui diciamo a noi stessi, con risolutezza: la Grazia di Dio, per cui abbiamo la vita, vale più della vita! E’ necessario dire: No! a ciò che è male. E’ necessario dire: No ! ad ogni tentazione e peccato, per non perdere la vita temporale ed eterna. Una volta per tutte, bisogna decidere e dire: Piuttosto morire, ma non peccare. Se non si odia il male non si ama neppure il bene.
Se si abbattono le difese…
La Sacra Scrittura ci dice che il peccato comporta la demolizione di un certo “muro di cinta”: demolito il quale, animali feroci e ladri, possono venire e rubare.
Di fronte alle seduzioni e al terrore che ci viene incusso
Allora, quando di fronte alla seduzione del male o al terrore che ci spinge a fare un male per evitare una sofferenza, ci siamo trovati fragili e remissivi di fronte alla tentazione, questo è accaduto, perché avevamo fatto ”illanguidire” in noi la forza dello Spirito Santo, che ci è stato dato nella Cresima. E lo abbiamo fatto per accidia, per irresponsabilità, per curiosità, per cattiveria. In tutto questo noi abbiamo peccato contro Dio, che ci ha donato il Sacramento e contro tutto il complesso e meraviglioso dono di Dio, che ci è stato fatto. Contro la virtù della fortezza c’è la possibilità di peccare di debolezza. La debolezza non è solo una fragilità umana o caratteriale, è anche un peccato di non coltivazione del dono di fortezza ricevuto. In generale c’ è il peccato del lasciarsi andare.
La Penitenza o Riconciliazione
Sacramento per la remissione dei peccati e peccati contro il Sacramento
C’è anche un sacramento per guarire dalla colpa dei peccati. E’ la “Riconciliazione” o “Penitenza”. Detto Sacramento è stato istituito da Gesù Cristo per la remissione dei peccati. Ma ci sono, poi, anche i peccati contro il Sacramento della confessione.
Presunzione di stabilire da noi i peccati
Il primo di questi peccati sta nel fare i peccati e nel giudicarli da noi, come se spettasse a noi lo stabilire che cosa è peccato e che cosa non lo è. I peccati sono come i debiti. Si è mai visto che a stabilire la quantità di un debito sia solo il debitore, senza far conto del creditore? La Madonna nelle sue apparizioni a Medjugorje, ad un veggente, diceva che non ci possiamo confessare bene, perché facciamo l’esame di coscienza superficialmente, senza responsabilizzazione, senza conoscenza della legge di Dio e in cinque minuti. In un messaggio del 1987 la Madonna dice: “Vi invito a decidervi per Dio! Voi siete disposti a commettere i peccati, senza riflettere”. Ed è vero.
Non possiamo essere assolutamente superficiali
Noi crediamo di essere soltanto un po’ frettolosi e superficiali. E pensiamo che la superficialità sia una nostra condizione normale anche in rapporto alle nostre responsabilità. E ci sentiamo tranquillizzati portando la nostra superficialità a nostra giustificazione. Invece le cose non stanno così. perché anche la superficialità è un peccato e fa gravissimo danno. Quanta gente ha perduto la vita fisica soltanto per superficialità! E per semplice superficialità colpevole ci si perde anche l’anima.
Verità e sottomissione
Chi pecca si deve esaminare con verità dinanzi a Dio. Deve purificare il proprio cuore attraverso il primo atteggiamento di un rapporto giusto con Dio: quello della sottomissione a Dio. Si deve riconoscere che è Dio a fare le Leggi, e non noi! Solo a Dio spetta dire che cosa è peccato, e che cosa non lo è.
Pentimento vero
Ogni pentimento deve consistere nel personale tornare a Dio, conformandoci a Dio, per essere, come dobbiamo essere, Sue “Immagini e Somiglianze”, conformi, e non difformi. La coscienza personale non è sovrana. Sarà onesta e verace, se farà parlare in se stessa Dio nei suoi “avvertimenti e nelle sue voci”. Sarà disonesta e falsa, se detterà a se stessa, in conformità ai propri “piaceri” e ai propri “utili”, il bene ed il male, “a modo proprio”. Quando torniamo ad una coscienza onesta, dobbiamo esprimere dentro di noi il pentimento per il male fatto, valutandolo secondo quello che Dio ha detto. Dobbiamo invertire il senso delle nostre volontà, delle nostre decisioni, delle nostre azioni, e dobbiamo mutare anche le mete stesse del nostro vivere.
Dobbiamo portare, quindi, al Sacerdote la confessione del nostro peccato e del nostro pentimento, perché solo a Dio compete rimettere la colpa e la punizione del peccato commesso. Gesù è Dio fattosi uomo e Lui in Persona ha stabilito a quali condizioni si deve chiedere ed ottenere il perdono: cioè mediante il Sacerdote consacrato a questo scopo. Gesù disse: “Coloro ai quali rimetterete i peccati saranno rimessi, coloro ai quali non li rimetterete i peccati resteranno non rimessi” (Gv. 20,20)
Chi può rimettere il peccato
E Dio, attraverso Gesù Cristo, ha stabilito le condizioni del perdono a cui bisogna stare per ottenere il perdono. Con l’atto di pentimento perfetto si ottiene il perdono, ma soltanto al Sacerdote è dato il potere di rimettere il peccato. Come la madre, insieme col marito, ha il potere di generare il figlio o la figlia, cosi il Sacerdote ha il potere di rimettere i peccati in nome di Dio, per potere a Lui dato da Dio. E al Sacerdote vanno conseguentemente confessati tutti i peccati mortali fatti, con piena avvertenza e deliberato consenso, nella loro specie e nel loro numero. E’ tuttavia necessario andare alla confessione, non con la paura di una condanna, ma con la certezza di poter e dover essere perdonati. Il Sacramento della riconciliazione va tutto vissuto in una esperienza di amore totale e reciproco.
Presenza reale di Gesù, Suo sacrificio e comunione con Lui
Il Sacramento della Eucaristia contiene la realtà di Gesù in Persona che, morto e risorto, rinnova il Sacrificio della Croce e si dona a noi in cibo e bevanda, per una reale e sacramentale comunione, personale, con noi. L’ Eucaristia ci è data per realizzare, per conservare, per incrementare la comunione di Gesù con la nostra persona, nella Chiesa. E’ un sacramento per la vita nostra e per l’abbondanza della vita. L’Eucaristia produce “grazia” e “merito”. Produce anche vita eterna, tanto che Gesù dice: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me”.
Peccati contro la SS. Eucaristia. Ci sono anche i peccati contro la Santissima Eucaristia.
Ci sono, infatti, persone che dicono, che preferiscono pregare nella propria casa, perché, a dir loro, “Dio è dappertutto”. Così diceva Faraone a Mosè: “Perché dovete andare nel deserto per offrire i vostri sacrifici al vostro Dio. Dio è dappertutto!”. Mosè replicava: “Dio deve essere incontrato dove Dio dice di essere e ci chiama. Non dove noi chiamiamo Lui.” Si! - Dio è dappertutto, come creatore. Ma non sta dappertutto in ogni modo. Dio non sta dappertutto, in tutti i modi. Come Dio stava, in Gesù, sul Calvario, quando fu crocifisso, non stava in nessun altro posto del mondo. Dio non sta ugualmente dappertutto. Come Gesù sta nella Santissima Eucaristia, non sta in nessun altro posto della terra.
Per realizzarci e per non alienarci
In più, spesso noi, quando passiamo davanti ad una Chiesa, dovremmo sentire attrazione verso Gesù e dovremmo andare da Gesù; dovremmo anche desiderare di fare la Comunione; e dovremmo sentire la gioia nel cuore di fare la Comunione, come succede ai bambini che fanno la Prima Comunione, se non vengono sopraffatti da feste carnevalesche. In una recente inchiesta indetta dal Card. Ruini per la Diocesi di Roma è risultato che i giovani cattolici quasi nulla sanno dell’Eucaristia. (Follo: Il volto giovane della Chiesa). Questo deve farci pensare e impegnarci a porvi rimedio. Ricordiamo: La fede si trasmette da credente a credente.
Distrazioni offensive e svalutazioni della Eucaristia
Ma anche per loro, noi adulti organizziamo le cose in maniera non rispettosa verso la presenza di Gesù ricevuto dal bambino nella Eucaristia. Subito dopo c’è la festa, e, nella festa delle cose, ci si affretta a spegnere l’esperienza divina della Comunione: subito ci si affretta a seppellire, sotto i detriti delle sensazioni materialistiche, tutto il gusto dell’Eucaristia. C’è, poi, ed anche tutto il cattivo esempio, che i bambini, che fanno la prima Comunione ricevono dalla famiglia. La famiglia stessa li allontana dalla giusta abitudine di andare in Chiesa tutti i giorni, e di fare la Comunione quotidiana, arrogandosi il compito impartire un insegnamento sbagliato. Gesù ha detto: “…dacci oggi il nostro pane quotidiano”: inducendoci, con queste parole, a fare dell’Eucaristia il nostro pane quotidiano. Molti adulti, pur credenti, non vivendo, quotidianamente la grazia Eucaristica, con il loro comportamento, fanno legge per gli altri, e gli altri pensano che sia legge quello che legge non è.
Per un degna accoglienza di Gesù
Il Catechismo insegna che l’Eucaristia si deve ricevere con cuore puro, col corpo relativamente digiuno e pensando a Chi si riceve. Non si è nel diritto di aggiungere altra condizione, che la Chiesa non ha stabilito. Ancora c’è chi sostiene giusto fare la comunione secondo un suo proprio giudizio. Si noti bene quanta poca attenzione si presta al senso immediato e reale di quelle parole di Gesù: ”Prendete e mangiatene tutti… ” Prendete e bevetene tutti…” Queste parole dovrebbero impegnarci alla Eucaristia ricevuta ogni giorno.
Per una doverosa e degna reciprocità
La Comunione è un “Gesto di Amore” che Gesù fa verso ciascuno di noi e che noi dobbiamo fare personalmente verso Gesù e per Gesù. Bisogna coltivare l’amore per l’ Eucaristia, e, a questo fine, dobbiamo farci molto più sensibili e responsabili.
Matrimonio Sacramentale nella fede in Gesù: Dio fa gli sposi
Ci sono i peccati contro il matrimonio. Due giovani si trovano insieme, dicono di volersi bene e a “loro modo” si vogliono bene di fatto: fanno come se fossero già sposi, e si permettono tutto; come se Dio non ci fosse. Un matrimonio senza Dio è peccato, perché è Dio che fa il matrimonio ed è Dio che agisce creando il figlio, attraverso l’unione dell’uomo con la donna. Una donna dice: mio marito si è stravolto; mi ha abbandonata; se ne va con altre donne; e non pensa che da fidanzati lei stessa ha condiviso col futuro marito, quel pensare che il matrimonio si fa tutto e soltanto da se stessi, a modo proprio e che, quindi Dio non c’entra: da queste premesse si pensa, poi, falsamente, che ci si unisce senza Dio e contro Dio, illudendosi di essere essi, l’uomo e la donna, i padroni del proprio corpo e di ogni propria azione.
Fedeltà dovuta e ad oltranza
Una donna credente sa bene che, se pur molte donne potranno di fatto stare con il proprio marito, ma che, soltanto lei, potrà essere e sarà realmente, dinanzi a Dio e nella realtà che conta, l’unica moglie. Ugualmente per l’uomo credente. Una donna o un uomo credenti, sanno ciò che Dio ha rivelato ad essi attraverso la Chiesa, e passano la propria vita a dire a Dio: “Colui o colei che io amo, è tuo dono, Tu me lo hai affidato. Se pecca, abbandonando il coniuge, questo fatto deve addolorare e danneggia. Ma il credente deve sempre dire, in coscienza e dinanzi a Dio: “Io debbo e voglio amarlo o amarla; espio il peccato suo e chiedo il suo pentimento e la sua conversione”. Questo è l’atteggiamento cristiano di un vero sposo e di una vera sposa, perché entrambi sanno benissimo che il Matrimonio, contratto nella Fede è stato da fatto da Dio e che loro non possono dividere ciò che Dio ha unito. Un uomo ed una donna non si possono separare se Dio li ha uniti.
Anche nel matrimonio si può sbagliare, e si sbaglierà certamente, se si considera solo il mangiare o le responsabilità della casa e se si vive il rapporto, il generare figli materialisticamente, e non si mette insieme il credere, lo sperare, il pregare, la lettura della Sacra Scrittura; se si pecca sistematicamente e senza farsene coscienza, contro il matrimonio. Nel vivere il matrimonio sacramentale, bisogna rispettare Dio, non solo nella propria unione della vita da vivere insieme, ma anche nel rapporto coniugale, nel quale bisogna collaborare con Dio, nei tempi fecondi o non fecondi, senza manipolazioni del rapporto stesso o delle conseguenze generative del rapporto. Autore della vita è sempre Dio, e i coniugi debbono sentirsi nella altissima dignità di collaboratori, e come tali debbono essere assolutamente fedeli.
E’ Dio che consacra i Sacerdoti
Ci sono peccati contro il Sacerdozio. Il Sacerdote è un uomo consacrato e deve essere rispettato nella sua consacrazione. C’è un solo modo di stare vicino ad un Sacerdote, che è appropriato: consiste nell’avere coscienza di ciò che il Sacerdote è: il sacerdote è un uomo di Dio. Il Sacerdote è ministro di Dio; ha poteri che gli sono stati dati da Dio: poteri importanti. che interessano il bene temporale ed eterno delle persone umane.
L’incredulo non vede ciò che c’è
Alcuni che dicono di non credere, dicono anche che il Sacerdote è soltanto come ogni uomo. Ma chi non crede non prende atto della realtà e perde aiuti e vantaggi reali. E’ realismo questo ? E’ intelligenza di saggezza e capacità di obbiettività? Chi non crede, vanifica in se stesso tutta la realtà del Sacerdote e resta privo di tutto il bene che potrebbe derivare dai suoi poteri sacri. Resta così incapace di ricevere aiuto e non può ottenere altrimenti la remissione di tutti i peccati né liberarsi delle responsabilità penali dei peccati, cioè dai guai in questa vita e dalla dannazione eterna o dalle sofferenze in purgatorio nell’altra? Ma dice: io non credo tutto questo. E non permette al Sacerdote di perdonare i suoi peccati. Così pure, potrebbe ricevere dal Sacerdote la Persona di Gesù Dio nella Comunione per cambiare personalmente in vita anche la morte. Ma dice: io non credo tutto questo. E resta senza rapporto con l’Eucaristia.
I poteri salvifici del Sacerdozio di Gesù
E bisogna sapere che, se il Sacerdote parla in nome di Dio, consacra l’Eucaristia con poteri dati da Dio, se con poteri di Dio rimette i peccati, allora bisogna fare attenzione a tutto questo: bisogna valorizzare ed utilizzare, a proprio vantaggio, tutto questo dono. Bisogna ritenere significativa ed importante la presenza del Sacerdote nella propria vita e bisogna pregare perché Dio doni Sacerdoti alla Sua Chiesa e all’umanità tutta. Bisogna anche ringraziare Dio con loro e per loro. Chi non ritiene importante nella propria vita il rapporto col medico bravo? E il Sacerdote è più del medico.
Malattia e Sacramento degli infermi
C’è anche un diffuso peccato contro il Sacramento degli infermi. Se una persona è malata, può chiedere l’olio degli infermi. L’olio degli infermi è l’olio della guarigione, non è l’olio della sepoltura. Se si chiamava estrema unzione, era perché l’unzione degli infermi avveniva dopo altre unzioni: dopo l’unzione del catecumeno, dopo l’unzione del battezzato, dopo l’unzione del Sacerdote, e, infine, unzione del malato.
Responsabilità personale dinanzi alla malattia e la morte e superamento della paura, della disperazione e di ogni ritrosia.
Non era detta estrema, perché la si doveva fare nell’atto estremo della vita. Oggi si chiama l’olio degli infermi. La malattia è un momento particolare e doloroso della vita, nel quale le preoccupazioni si addensano e scatenano la paura. In persone dalla debole fede, o peggio senza fede, nel momento della malattia, la tentazione incide particolarmente. Un pericolo incombe e minaccia le abilità operative della persona e minaccia addirittura tutto l’essere. L’uomo di oggi e di sempre, pensa che la malattia non lo riguardi e che mai lo debba riguardare. Viviamo come se mai potessimo ammalarci e dovessimo infine morire. Dio aveva, infatti, creato l’uomo che immune, da malattia e da morte. Questi doni furono perduti dall’uomo con il peccato originale. Ma l’uomo in se stesso conserva il bisogno di stare in salute e di non morire.
Quindi se ci si ammala, si è più esposti ad una forte e complessa tentazione. Dio lo sa e vi ha provveduto. Ha donato all’uomo un Sacramento, attraverso il quale Dio stesso si impegna ad agire perché l’uomo guarisca e porti con forza e virtù la malattia. Perché non muoia, e se è giunta l’ora della sua morte, perché muoia bene: senza paura di Dio, sicuro dell’eternità in cui è ammesso, e senza colpa di peccati, per cui debba temere la punizione e la pena.
Sacramento e guarigione
E’, dunque, non solo bene, ma necessario ricorrere al Sacramento dell’olio degli infermi, che è esattamente il Sacramento della guarigione ed è anche un Sacramento per la remissione dei peccati, che tramite questo sacramento, potranno essere rimessi anche a colui, che non seppe confessarli nel Sacramento della riconciliazione.
Responsabilità personale e dei parenti
Una particolare responsabilità verso questo Sacramento hanno i parenti, che lasciano morire i congiunti, senza provvedere a chiamare il Sacerdote. Le omissioni di soccorso sono peccato e le omissioni di soccorso in materia grave, sono peccati gravi.
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